2021 – Lisistrata
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regia Ugo Chiti

Lisistrata imperversa da quasi 2500 anni sulla stupidità, l’arroganza, la vanità, la superficialità degli uomini, scuotendo la testa sconsolata di fronte alle tragedie, alle miserie, ai disastri provocati da quella stupidità, arroganza, vanità, superficialità, che sono tutti sostantivi femminili, come la guerra che da questi viene immancabilmente generata, ma che sono immancabilmente attributi maschili. Lo fa attraverso un meccanismo teatrale modernissimo, una specie di farsa dove molto si ride, ma che in maniera paradossale e insieme umanissima ci fa scoprire senza falso pudore, tra sghignazzi e continui doppi sensi saporosissimi i meccanismi perversi dell’irragionevolezza umana.
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2020 – Dell’Amore le gioie e gli inganni
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regia Ugo Chiti

Prendere un pugno di novelle la cui distanza dal nostro XXI secolo è abissale, diciamo del ‘300, epoca di grandi, immensi progetti narrativi, sia per dimensioni fisiche che per dimensioni letterarie, e costruire uno spettacolo di schermaglie amorose, di racconti di burle, di intrighi e di beffe, dove la distanza debita è data dal rispetto verso l’originale, ma anche dalla volontà d’essere il più vicino possibile al pubblico e parlargli così vicino al cuore, allo spirito, da fargli immaginare che queste storie nascano da lui stesso, a Kilometro zero, che sia la sua memoria quasi a farle scaturire.
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2020 – Panico ma rosa. Dal diario di un non intubabile
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di e con Alessandro Benvenuti

59 giorni di lockdown. 59 pagine di diario che raccontano l’isolamento obbligatorio di un autore attore che privato del suo naturale habitat: il palcoscenico, decide di uscire dalla sua proverbiale ritrosia e raccontarsi per la prima volta pubblicamente e con disarmante sincerità come persona. Sogni e bisogni, ricordi e crudeltà, fantasie e humor.
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2020 – Un abito chiaro
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testo di Massimo Salvianti

Le immagini degli effetti personali ripescati nel mar Tirreno, ci permettono di interrogarci sul senso delle cose materiali e di come questi frammenti facciano emergere sentimenti profondi, affetti e la voglia di combattere ancora, per conoscere chi ha armato la mano di chi ha fatto scempio di tante vite innocenti. Ustica, Portella della Ginestra, Strage della Stazione di Bologna sono solo alcuni esempi di stragi, della storia del nostro paese, in cui omissioni e depistaggi ci hanno vietato di avere tutte le risposte alle nostre domande.
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2020 – Moby dick
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di Francesco Niccolini
regia Emanuele Gamba
in collaborazione con INTI

Questo Moby Dick si incarna in un poema shakespeariano: immerso nella Bibbia e nel salso del mare, ne esce carico di tragicità, con tanto di maledizione e di profezia, e un fato irrimediabile dal primo istante, dal primo salpare, dalla prima apparizione dello spettro del capitano Achab, un po’ Macbeth e un po’ Lear, che non può far altro che correre verso il proprio destino di morte distruzione e immortalità.
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2019 – Goodness Airport
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regia Patrick Duquesne

In un aeroporto si incrociano le storie di un misterioso viaggiatore, una giovane prostituta, due migranti e un fattorino, tutti costretti a fare i conti con le leggi del progresso. In un mondo che si nutre di anime per garantirsi una continua crescita, la loro genuina bontà e il loro altruismo sono osteggiati e respinti. La domanda che il capitalismo pone loro è ormai quella di un comune criminale: la Borsa o la vita?
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2019 – Bartleby lo scrivano
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liberamente ispirato al racconto di Hermann Melville
con Leo Gullotta
di Francesco Niccolini – regia Emauele Gamba

Abituati all’idea di sviluppo e crescita senza limite con la quale siamo cresciuti, Bartleby ci lascia spiazzati: in lui nessuna aspirazione alla grandezza, solo rinuncia. In barba ai vincenti, ai sorrisi a trentadue denti, agli eternamente promossi e ai trend di crescita. Come se lui, il povero Bartleby simbolo della divina povertà, portasse sulle sue spalle il lutto per le titaniche e deliranti ansie di vittoria ed espansione del nostro mondo.
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2018 – La Locandiera
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adattamento e drammaturgia Francesco Niccolini
regia Paolo Valero, Francesco Niccolini
con Amanda Sandrelli

Nel feroce mondo nuovo che Carlo Goldoni sa dipingere, la locandiera chiude tutte le porte, piega e stira panni, allontana il vero amore, sposa senza sentimenti il suo servo: resta l’indiscussa padrona della sua vita, ma scalza, la testa e il cuore svuotati. Al sicuro, certo, ma spogliata di quel turbamento amoroso che, inatteso, è arrivato a stravolgere la vita e i piani. Rinuncia, Mirandolina. Si sposa cinicamente, con il commento più feroce che mai abbia accompagnato una brulla cerimonia: «Anche questa è fatta». E tutti vissero infelici e scontenti.
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2018 – donchisci@tte
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liberamente ispirato a Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes
di Nunzio Caponio adattamento e regia di Davide Iodice

Si tratta di una rappresentazione teatrale ironica e graffiante in cui i mulini a vento vengono sostituiti da moderni mostri contro cui in qualche modo si deve sempre e comunque combattere. Un’analisi inedita dei nostri tempi che passa tra le quinte e il palcoscenico per arrivare in platea e che nel Teatro, luogo e arte, trova un mezzo di comunicazione sicuramente appropriato.
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2018 – Riccardo3
L’avversario
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Liberamente ispirato al “Riccardo III” di W. Shakespeare e ai crimini di Jean-Claude Romand
di Francesco Niccolini – regia Enzo Vetrano, Stefano Randisi
produzione Arca Azzurra
in collaborazione con Le Tre Corde / Compagnia Vetrano Randisi.
Il testo, un adattamento di Francesco Niccolini, rilegge in chiave contemporanea un grande classico di Shakespeare: Riccardo III, oggi demone recluso e indomito, viene qui sottratto al medioevo inglese e diventa abitante del presente, dando vita a una messa in scena che non sarà una pura variazione sul tema ma qualcosa di “meno rassicurante”.
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2018 – Il Fu Mattia Pascal
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di Luigi Pirandello
regia Guglielmo Ferro
produzione Arca Azzurra, LA CONTRADA Teatro Stabile Trieste, in collaborazione con ABC Produzioni

Mattia Pascal vive a Miragno, immaginario paese della Liguria. Il padre, intraprendente mercante, ha lasciato alla famiglia una discreta eredità, che presto andrà in fumo per i disonesti maneggi dell’amministratore, Batta Malagna. Per vendicarsi, Mattia ne compromette la nipote Romilda, che però è poi costretto a sposare, ritrovandosi anche a convivere con la suocera, che lo disprezza. La vita familiare è un inferno, e umiliante il modesto impiego nella Biblioteca Boccamazza. Mattia decide allora di fuggire per tentare una vita diversa. A Montecarlo, dove vince alla roulette un’enorme somma di denaro, legge per caso su un giornale della sua presunta morte. Ha finalmente la possibilità di cambiare vita. Col nome di Adriano Meis comincia a viaggiare, poi si stabilisce a Roma come pensionante in casa del signor Paleari. S’innamora della figlia di lui Adriana e vorrebbe proteggerla dalle mire del losco cognato Terenzio. Ma si accorge che la nuova identità fittizia non gli consente di sposarsi, né di denunciare Terenzio, perché Adriano Meis per l’anagrafe non esiste. Architetta allora un finto suicidio per poter riprendere la vera identità. Tornato a Miragno dopo due anni nessuno lo riconosce e la moglie è ormai risposata e con una bambina. Non gli resta che chiudersi in biblioteca a scrivere la sua storia e portare ogni tanto dei fiori sulla tomba del Fu Mattia Pascal.
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2018 – La Masseria delle allodole
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dall’omonimo romanzo di Antonia Arslan
regia Michele Sinisi
produzione Arca Azzurra, ELSINOR Centro di Produzione Teatrale
Lo spettacolo è tratto dal romanzo LA MASSERIA DELLE ALLODOLE di Antonia Arslan, scrittrice italo armena, che narra le atrocità del genocidio armeno attraverso la tragedia vissuta dalla sua famiglia.
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2018 – Discrimigrazioni | Non siamo Baobab
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ideazione e regia Patrick Duquesne
Impossibile impedire ai colori di mescolarsi! Alice è bianca, il compagno Saïd è “mulatto” e Lucy, la loro figlia, porta questa miscela d’amore tatuata sulla pelle. Il prezzo da pagare? Qualche pregiudizio, qualche osservazione scortese, un pizzico di discriminazione.
Quindi come reagire, quando in casa di questa “strana” famiglia, irrompe un manipolo di viaggiatori “scuri di pelle” (o per meglio dire … migranti)? Come un “bianco” o come un “nero”? Dopo tutto, i rischi non sono gli stessi. Ma sarà proprio una questione di colori? O si tratta piuttosto di partecipare o no ad una nuova guerra tra poveri? Rischiare guai seri per aiutare gente costretta alla clandestinità, o stare male con la propria coscienza? Alice, Saïd, Lucy, Franco, Diego, Youssef, Ibrahim, Omar e Moussa si domandano se vale veramente la pena ridurre la loro vita a questo film in bianco e nero. Dopo tutto, sono sulla stessa barca. Ma quando se ne renderanno conto?
Non siamo baobab, titolo tratto da un commento della scrittrice senegalese Fatou Diome, ci ricorda che siamo tutti fatti per muoverci, per spostarci, mescolarci, e che una delle grandi caratteristiche dell’umanità è proprio questa facoltà di cambiare aria, di andare a vedere “altrove”. Non siamo baobab è stato allestito con 9 attori e attrici di 9 origini diverse, Somala, Belga, Guineana, Camerunese, Italiana, Ivoriana, Egiziana, Colombiana, Gambiana, riflesso di un mondo in pieno movimento. Lo spettacolo racconta una storia dove s’incrociano percorsi umani ricchi di contraddizioni, ma sopra ai quali bisogna mettere per forza un titolo: migrante, immigrato di seconda generazione, europeo espatriato, viaggiatore, rifugiato politico … “Non siamo baobab” riversa tutti sulla strada, con ogni singolo viaggiatore che porta nella valigia quello di cui non potrà mai fare a meno. Un brutto ricordo. Un’esperienza di vita. Sabbia o sassi. Carezze o cactus. “Non siamo baobab” risponde all’eco delle parole di Fatou Diome, ancora lei. Quando parlando di migrazione qualcuno le chiede se non sia necessario proteggere i confini, risponde in modo molto semplice: “Prima, non sarebbe meglio proteggere gli esseri umani?”. Noi che rifiutiamo, non il radicamento, ma l’apparente inerzia di un baobab, come rispondiamo a quelle domande che cullano tutta la nostra vita? Questa terra dove sono nato, è la ‘mia’ terra? Può essere anche la ‘tua’? E cosa significa “mia”? Ci piace tanto uesto aggettivo possessivo, quando l’unico spazio concesso si riduce troppo spesso ad una sopravvivenza faticata che non ci lascia neanche la possibilità di andare in ferie?
“Tali sono le tue domande, non aspettare altra risposta che la tua!” … avrebbe detto un certo Brecht.
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2017 – Vangelo secondo Lorenzo
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regia Leo Muscato – di Leo Muscato e Laura Perini
co-prodotto da Arca Azzurra con ELSINOR Centro di Produzione Teatrale e con Teatro Metastasio Stabile della Toscana con il contributo della Fondazione Istituto del Dramma Popolare di San Miniato
Il testo ripercorre la storia di don Lorenzo Milani seguendo le due stagioni della sua breve vita (Vita da Cappellano e Vita da Priore) che segnano i confini territoriali ove iniziò, proseguì e concluse il suo apostolato sacerdotale: Calenzano prima e Barbiana poi. Vangelo secondo Lorenzo traccia le vicende del Priore e di quanti gli furono accanto ripercorrendo le fondamentali tappe di snodo di quella vicenda umana, sociale e spirituale. A fronte del centinaio di personaggi che popolano il testo, la struttura dello spettacolo prevede la partecipazione di Alex Cendron, in ruolo fisso, a interpretare Lorenzo Milani e di undici attori a interpretare tutti gli altri personaggi. 5 bambini, anche essi in ruolo fisso, interpreteranno i ragazzi di Barbiana.
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2016 – L’Avaro
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da “l’Avaro” di Molière – Adattamento e regia di Ugo Chiti
Amaro e irresistibilmente comico, un’opera di bruciante modernità… L’avaro molieriano riesce a essere un classico immortale e nello stesso tempo a raccontarci il presente senza bisogno di trasposizioni o forzate interpretazioni.
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2016 – Il filo dell’acqua
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di Francesco Niccolini – Regia Roberto Aldorasi e Francesco Niccolini
Cinquant’anni dopo siamo ancora qui, a piangere l’acqua assassina che invade le città e distrugge ogni bene e la speranza. Genova, Carrara, Pisa, Milano, Parma, Vicenza, Padova. Tutti sott’acqua. Come Firenze, cinquant’anni fa, quando l’Arno fu protagonista di un’autentica guerra, che non abbiamo più smesso di combattere. Raccontare oggi quella storia, storia d’acqua e resurrezione, non è una banale cerimonia del ricordo, ma un rito collettivo e fondamentale, per chi – non dimenticando – vuole cercare i veri problemi e prevenire altra distruzione. Senza fatalismo. E senza dare colpa all’acqua. Il filo della storia. Il filo della parola. Il filo della memoria.
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2015 – Si gira!
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Libera versione di Stefano Massini – dai “Quaderni di Serafino Gubbio operatore” di Luigi Pirandello

Quanta verità in questo romanzo meno noto del futuro premio Nobel. Quanta sorpresa nell’indagare queste pagine come un lucidissimo prologo del nostro tempo attuale. E quanto coraggio nella stessa penna dell’autore dei “Giganti dei montagna”, anche qui smaliziato nell’allungare lo sguardo su un futuro allora solo immaginabile, ed oggi puntualmente rivelatosi reale.C’è qualcosa di emozionante nel riaprire oggi, a distanza di un secolo esatto, le pagine di questo diario così strano, metaforico e illuminante, tutto incentrato sulla metamorfosi di un essere umano in un’algida macchina da riprese. Bombardati come siamo da valanghe di scatti e autoscatti, intasati dal flusso dilagante di milioni di video su YouTube, è impossibile non essere toccati dalla testimonianza candida dell’operatore Serafino Gubbio, piccola pedina ingurgitata dal vortice promettente di un’industria cinematografica ai primi albori: è davanti ai suoi occhi attoniti che prende forma, di fatto, l’impasto originario della futura “età delle immagini”, in cui sarà impossibile distinguere fra ciò che è reale e ciò che è icona.
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2015 – Enigma
“Niente significa mai una cosa sola” |
di Stefano Massini, regia Silvano Piccardi
Ci troviamo a Berlino circa vent’anni dopo quel fatidico 9 novembre 1989, in cui il Governo della Repubblica Democratica Tedesca (Germania est), decretò la soppressione del divieto, per i suoi cittadini, di passare liberamente dall’altra parte del “muro” che fino ad allora aveva diviso in due la città, il paese e il mondo intero. Ed ecco che, caduto il muro, vite, esperienze, certezze, lutti e speranze, si frantumano, si incontrano, si mischiano… È a un segmento di tutto ciò che siamo chiamati ad assistere…
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2015 – Un Inferno
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Un viaggio intorno all’Inferno di Dante Alighieri, scrittura scenica e regia di Dario Marconcini, ottave del Maggio: Enrico Pelosini
In questo spettacolo dei professionisti di teatro si confrontano con i canti della tradizione in ottava rima, lasciando che i due registri, i due stili si contrappongano, “suonino” la loro musica liberamente, anche in dissonanza tra loro. Quello che insieme assembliamo è una scrittura drammaturgica in fondo assolutamente semplice e lineare: una scelta di versi, diremmo meglio di personaggi danteschi interpretati dagli attori di Arca Azzurra, supportati da una narrazione popolare in ottava rima “cantata” dai Maggianti Butesi, che delle storie dantesche sia prologo e commento, elemento di passaggio tra i personaggi e le situazioni e supporto narrativo, anche se lontano da qualsiasi intenzione di parafrasi scolastica.
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2015 – Chi è di scena
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scritto e diretto da Alessandro Benvenuti
Uno stravagante e chiacchierato uomo di teatro scomparso dalle scene improvvisamente e apparentemente senza un plausibile motivo da cinque anni, viene rintracciato per un caso fortuito da un giovane fan. A lui, l’uomo decide di rilasciare un’intervista per spiegare le ragioni della sua scelta e svelare così il mistero che si è creato intorno a questa. Lo invita perciò a casa sua. Testimone silente di questo loro incontro è però una giovane donna che, giacendo seminuda su una chaiselongue di spalle ai due, sembra dormire un sonno profondo.
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2014 – Il malato immaginario
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adattamento a e regia Ugo Chiti
Il malato immaginario come tutti i classici parla apertamente all’oggi, l’ossessione ipocondriaca di Argante, la sua bulimia medicinale ci sembrano paradigmatiche di atteggiamenti apertamente contemporanei, come del resto la sua vulnerabilità ai raggiri degli esperti e dei dottori, sono senza dubbio caratteristica della nostra società dove abbondano millantatori e maghi, ma dove i rimedi sono spesso peggiori dei mali.
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scheda pdf | note di regia |
2014 – La Paura
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drammaturgia e regia Daniela Nicosia
La paura di Federico de Roberto è racconto di trincea, fulminante spaccato narrativo nel quale si concentrano gran parte delle problematiche legate agli eventi di quegli anni di sanguinosissima guerra, alle sue implicazioni sociali, al suo impatto sulla società italiana del tempo, che proietta la sua ombra fino alla sua attuale composizione, grande specchio delle nostre “diversità” geografico-linguistiche e sociali, delle disparità di ceto, del disprezzo delle alte gerarchie militari per la vita stessa dei semplici soldati, dell’atteggiamento di sospetto e di sfiducia tutt’altro che malriposto e tutto italiano nei confronti dell’autorità.
Un racconto concentratissimo e magnifico con il quale Massimo Salvianti, attore monologante, porta il pubblico nella quotidianità della vita di trincea, su uno dei più inospitali costoni delle Alpi Venete, in mezzo al popolo della guerra, contadini, artigiani, piccoli commercianti che si scambiano battute in dialetti a volte così diversi da sembrare lingue totalmente estranee l’una all’altra, a fare i conti, giorno dopo giorno, con la paura della morte, in un rapporto per ciascuno diverso come e più delle lingue con le quali questo popolo parla.
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2013 – Pinocchio
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di Ugo Chti
Pinocchio è un mondo, un personaggio multiforme da cui scaturisce una storia insieme lineare e complicatissima, un racconto (straordinario) per bambini e una intricatissima rete di significati simbolici, un susseguirsi di incontri con personaggi fantastici che rimanda continuamente a un percorso di formazione pieno di insidie, di esperienze esemplari e a volte enigmatiche. Per Ugo Chiti e Arca Azzurra l’appuntamento con Pinocchio era ineludibile e anche se più volte rimandato, ripensato, messo in discussione l’incontro con il burattino-bambino di Collodi stava lì ad aspettare, neanche tanto paziente, forte della comune radice linguistica, del continuo richiamo a quel mondo fantastico legato alla cultura popolare toscana che attraversa il trentennale lavoro di Chiti con la sua compagnia. Ed eccolo il Pinocchio riletto dal drammaturgo toscano per l’Arca Azzurra: fedelissimo al testo originale, ma insieme “legittimato” a una reinvenzione della parola attenta a cogliere le suggestioni delle “doppiezze” del testo collodiano. Uno spettacolo popolare che non rinuncia ad affrontare le “trappole simboliche” di una delle storie più lette e raccontate di tutta la letteratura mondiale. Una visione adulta che cerca di ritrovare lo sguardo sorpreso e pieno di turbati incanti della lettura infantile.
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2013 – Il Principe
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di Stefano Massini
Questa libera versione del “Principe” non si svolge fra velluti e troni, bensì fra tegami e ramaioli. Ebbene sì. Siamo in una cucina, dove un agguerrito drappello di cuochi avrà l’ingrato compito di cucinare un Principe all’Italia. Dare al disgraziato paese una guida, un governo, un faro, proprio come si augura Machiavelli nell’ultimo capitolo del suo celeberrimo libretto. Ma esiste una ricetta per creare dal nulla un governante modello? Con quali dosi di Virtù e Fortuna dovrà essere assortito? E ancora: il buon Principe è zuccheroso oppure salato? Deve bruciare il palato o scivolare in gola come una minestra? Con la metafora fertilissima dei fornelli, ci addentriamo dentro il nucleo vivo di un’opera straordinaria, autentico manuale di real-politik, vademecum per i sacerdoti del potere di ogni epoca. Ma della penna di Machiavelli non sopravvivono in scena solo le brillanti ingegnerie politiche: fra pentoloni e grembiuli si diffonde – come uno squisito odore di salsa – il sapore inconfondibile di quella lingua rinascimentale così diversa dal nostro italiano eppure così profondamente nostra, tutta da gustare mentre tratteggia con nitide pennellate i ritratti di decine di Principi passati, da Ludovico il Moro a papa Borgia, dal Duca Valentino all’imperatore Settimio Severo senza tralasciare Maometto II di Turchia. E poiché la cucina dei Principi sforna le sue pietanze da secoli, ininterrottamente, può perfino darsi che a un tratto, da quelle pentole inquiete, salti fuori un intingolo imprevisto, sulla cui ricetta pagheremo i diritti a Machiavelli, Indro Montanelli e Pasolini.
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2012 – Due fatti di cronaca in nero
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di Ugo Chti
Un progetto lungo trent’anni che si fa, spettacolo dopo spettacolo, sempre più preciso, sempre più deciso, sempre più determinato. Il progetto di un teatro popolare fortemente radicato su un territorio e la sua lingua, per raccontarne la storia ora reale, ora fantastica della sua gente, per parlare di uomini e donne, delle loro vite e dei loro sogni. L’Arca Azzurra e Ugo Chiti perseguono con caparbietà questo loro progetto, anche in tempi che suggerirebbero strade meno difficili e dopo lo straordinario riscontro del loro “Racconti, solo racconti”, proseguono il percorso di questo piccolo grande spettacolo in bilico tra rappresentazione e narrazione, proponendo due nuove storie, due nuovi racconti da offrire in quella messa in scena fatta di pochi oggetti, di atmosfere forti e concrete ma suggerite soltanto da pochi elementi reali, e soprattutto evocate dalle parole dell’autore, dalla voce e dai gesti degli attori, che ha già emozionato e commosso gli spettatori del lavoro precedente. Questi Racconti hanno l’occhio rivolto al tempo presente, ci mostrano situazioni e vicende vicine al nostro quotidiano, ci coinvolgono anche con un richiamo all’oggi che è stato finora soltanto suggerito, soltanto proposto come metafora di fronte a una narrazione che comunque, parlando di singole vite, ci riporta alla condizione umana di ogni tempo. Tornando “ancora” a raccontare, è la ruvidità, la delicatezza, la semplicità che ancora cercheremo di rappresentare.
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2011 – L’Abissina – paesaggio con figure
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di Ugo Chti
Uno spaccato di vita contadina sospeso tra cupezza e comicità. Un viaggio nei primi anni del ‘900, all’origine della nostra storia la cui eco si riverbera fino agli anni della cronaca più recente. Questa produzione è la prima pietra di quell’edificio drammaturgico che Ugo Chiti ha costruito intorno alla sua Arca Azzurra per raccontare, attraverso il microcosmo rurale toscano, un paesaggio ben più vasto, quello della storia del nostro intero paese nel corso di tutto il secolo scorso fino ad approdare a questi anni 2000. Il ruolo di protagonista è affidato a Isa Danieli.
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2010 – Mandragola
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di Ugo Chti
Ci sono appuntamenti che si possono rimandare a lungo, che si può per anni far finta di non dover onorare, ma arriva prima o poi il momento che quell’incontro diventa irrinunciabile e ti si presenta con l’urgenza che merita, come una necessità, un passo irrimandabile. Questa è la Mandragola di Niccolò Machiavelli, la “Commedia perfetta”, vero e proprio prototipo di tutta la letteratura teatrale italiana cinque e seicentesca.
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2009 – Agosto ’44 – la notte dei ponti
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di Ugo Chiti e Massimo Salvianti – Testo vincitore del Premio Enrico Maria Salerno per la Drammaturgia Europea – XIV Edizione – Anno 2008
Un pezzo di storia del nostro Paese. Una cronaca appassionata dei giorni che precedettero e seguirono la liberazione di una città simbolo, che si fa emblema delle sofferenze, dei piccoli e grandi eroismi, dei grandi e minimi avvenimenti di tutte le città e i paesi d’Italia impegnati nella lotta contro l’occupazione nazifascista. Un resoconto degli avvenimenti che, in quella fatidica estate del 1944, vedevano contrapporsi lo slancio liberatorio delle formazioni partigiane che precedevano le truppe angloamericane nella liberazione dei territori a sud della città, e la volontà degli occupanti di resistere anche a costo di grandi lutti e di distruzioni. Uno spettacolo di teatro civile, attento alla verità storica degli argomenti e degli accadimenti ma anche impastato di passione e sincera emozione per le piccole storie individuali che caratterizza l’ormai venticinquennale storia della nostra compagnia.
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2008 – Cent’anni – un secolo di lavoro e lotte contadine
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di Massimo Salvianti
Una famiglia di mezzadri toscani attraversa un secolo di storia per raccontarci il mondo dal punto di vista degli umili, di coloro che hanno “fatto” questo nostro paese lavorando e lottando duramente. Le conquiste e le sconfitte del mondo contadino, fuori dalla visione idilliaca e folklorica della campagna toscana, ma dentro la vita vera, i problemi, gli amori, i dolori, i lutti e le nascite, la crescita della coscienza politica e sindacale, la fantasia e il progresso materiale e umano.
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2008 – Lina – Quella che fa brutti sogni
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di Massimo Salvianti – Testo Vincitore Premio ExtraCandoni 2007 e Premio Vallecorsi 2006 – un progetto ExtraCandoni (teatri in rete per la nuova promozione, la produzione, la diffusione della nuova drammaturgia) in collaborazione con Mittelfest 2008
Dopo più di trenta anni passati in una casa di cura per malati mentali, le insistenze di un nuovo terapeuta risvegliano nella protagonista, Lina, ormai più che sessantenne, il ricordo degli episodi che la portarono a uccidere un uomo senza alcuna apparente ragione e a finire in manicomio. L’infanzia e l’adolescenza a Napoli nella miseria di un basso fondo, poi a Firenze, “serva” nella casa del Maresciallo dove accudisce la bambina di questi dopo la morte della moglie. Lentamente le resistenze di Lina si sciolgono in un racconto che rivela le ragioni del suo gesto estremo.
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2008 – Le conversazioni di Anna K.
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di Ugo Chiti è liberamente ispirato a La Metamorfosi di Franz Kafka – Testo vincitore del 49° Premio Riccione per il Teatro
Il testo attinge alla Metamorfosi senza voler essere l’adattamento teatrale di uno dei più perfetti ed emblematici racconti del Novecento. Anna è l’anziana vedova che la famiglia Sansa assume come donna tutto fare dopo quanto accaduto a Gregorio. Una figura appena accennata ma puntuale in vari snodi del racconto. Ed è proprio questa “presenza sottintesa” che rende affascinante l’ipotesi di assumerla come punto di osservazione per l’intera vicenda. Così la vedova Anna, senza un cognome precisato, diviene obbligatoriamente Anna K. e, da figura marginale, assume un ruolo di protagonista affidato a Giuliana Lojodice.
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2007 – Decamerone, Amori e sghignazzi
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di Ugo Chiti
Gli sghignazzi delle beffe, i travestimenti, le doppiezze divertite al limite dell’iconoclastia, gli amori assoluti, i sacrifici estremi, la tragicità solenne degli innamoramenti contrastati o negati diventano materia drammaturgia e gioco squisitamente teatrale. Tutti, uomini e donne, in quella grandiosa commedia umana che è il Decamerone, si muovono passando dal comico al tragico con lussureggiante invettiva. Uomini e donne colti in un perenne movimento che è equilibrio e balletto, rappresentazione reale e metaforica della vita osservata con occhio sarcastico e dolente assieme.
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2006 – Salviamo i bambini
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Questa produzione è una novità teatrale italiana commissionata al drammaturgo Renato Gabrielli
Sette teatri italiani uniscono vocazioni e impegno nella produzione di una nuova drammaturgia italiana – CSS Teatro Stabile di innovazione del FVG (produttore esecutivo), Teatro Kismet OperA – Teatro stabile di innovazione di Bari, Nuovo Teatro Nuovo – Teatro stabile di innovazione di Napoli, Teatro Litta – Teatro stabile di innovazione di Milano, Teatro Eliseo di Roma, Teatro delle Moline – Nuova Edizione di Bologna e Arca Azzurra Teatro – hanno commissionato ad un autore italiano la scrittura di un nuovo testo teatrale e si sono impegnati nel co-produrre la messa in scena del testo stesso. L’opera viene co-prodotta e presentata nelle stagioni dei sette teatri della rete.
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2006 – Buffi si nasce
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Una produzione in cui Lucia Poli è protagonista di un testo di Ugo Chiti, co-prodotto da Arca Azzurra Teatro con Teatro stabile di innovazione Pupi e Fresedde – Teatro di Rifredi.Arca Azzurra è impegnata da molti anni in un lavoro di profonda rivalutazione di quell’inesauribile patrimonio culturale rappresentato dal teatro e dalla letteratura di lingua toscana.
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2006 – Racconti solo racconti
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di Ugo Chiti
La Compagnia debutta con un titolo che suggerisce una scrittura in bilico tra narrativa e drammaturgia. La “soggettiva” di un personaggio o l’ “oggettiva” di uno sguardo esterno sono sempre al centro di una vicenda che consegna allo spettatore una vita privilegiando il tono colloquiale della narrazione e riducendo all’essenziale l’azione teatrale. La guerra – l’infanzia – la condizione femminile – l’imprevedibilità dell’amore sono i temi delle vicende narrate.
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recensioni |
2005 – Genesi
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di Ugo Chiti
Con “Genesi, i ribelli” di Ugo Chiti la compagnia debutta al Mittelfest di Cividale del Friuli. Spettacolo sulla Creazione … Adamo Eva …l’Eden … Caino e Abele … il Diluvio … l’Arca di Noè … l’oltraggio di Cam … Alcuni “episodi” della Genesi narrati, evocati, rappresentati e traditi sulle cadenze oscure e giocose di una lingua contadina.
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recensioni |
2004 – Amleto farsa in tragedia
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di Ugo Chiti
La Compagnia presenta una nuova rilettura del dramma scespiriano che Ugo Chiti e la sua compagnia affrontano per la seconda volta dopo Amleto Moleskine, spettacolo nato alla fine della scorsa stagione come evento particolare in forma itinerante. Uno spettacolo da palcoscenico di facile distribuzione, che può essere presente in tutti quei teatri che lo vorranno ospitare.
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2003 – I Ragazzi di Via della Scala
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di Ugo Chiti
Con questa produzione si raccontano le fiabe di paura, le leggende delittuose, le storie orrorifiche. Ma non si tratta di una semplice compilazione, una raccolta di favole, non un spettacolo per bambini, tutt’altro. I racconti si intrecciano con le vite dei narratori in un doppio gioco di rappresentazione dove il “quotidiano” e il “fiabesco” diventano sublimazione ed esorcizzazione di paure, angosce e smarrimenti dell’infanzia, in una metaforica riflessione su un’età indifesa dell’uomo e più in generale in una parabola sull’abuso e la violenza. La cifra della scrittura è quella consueta dell’alternanza tra il comico e il tragico, con un linguaggio grottesco, divertito e allusivo, immerso spesso in una sospensione onirica e insieme con forti accenti popolari.
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recensioni |
2003 – Amleto Moleskine
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Il Teatro Niccolini è ancora capovolto, attori in platea e pubblico sul palco e sui palchetti per questa nuova ideazione scenica di Ugo Chiti. Anche il titolo non è casuale: si tratta infatti di una raccolta in un vecchio block-notes (moleskine) di appunti, annotazioni, esempi di “traduzione in lingua toscana” di alcune scene di Amleto: materiale usato per affiancare la scrittura alta di Shakespeare con sonorità più popolari, brevi scene recitate in parallelo con quelle originali per ricondurre i personaggi in diverse prospettive interpretative.
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recensioni |
2002 – Nero Cardinale
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In questo spettacolo Chiti mette a fuoco un personaggio “minore” della grande dinastia dei Medici; ciò gli è valso la vittoria al prestigioso Premio Riccione, e continui riconoscimenti e attestazioni di stima da parte di attori e registi. La compagnia mette in scena lo spettacolo con Alessandro Benvenuti, entusiasta interprete del ruolo di protagonista e coproduttore del progetto.
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2001 – Garibaldi
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di Marco Zannoni
Debutta al “Teatro Niccolini” di San Casciano con la regia di Ugo Chiti. Un rutilante, multiforme, divertente gioco teatrale condotto da Marco Zannoni nelle vesti di “one man show” in una delle sue prove più esilaranti e fantastiche.“La Cena delle beffe”, di Sem Benelli, è una produzione che si inserisce nell’ambito della ricerca delle fonti letterarie e popolari e del loro linguaggio teatrale proseguendo la ricerca verso i foschi drammi medievali e rinascimentali predominanti nella cultura popolare toscana. Lo spettacolo viene presentato in prima nazionale a Novembre 2001 al Teatro Metastasio di Prato, coprodotto dall’Assessorato alla Cultura e Spettacolo del Comune di Prato.
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2000 – Quattro bombe in tasca – La guerra dei nomi di battaglia
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Lo spettacolo è scritto e diretto da Ugo Chiti. Una vicenda corale che si dipana attraverso alcuni momenti emblematici della guerra partigiana. La produzione è in collaborazione con il Comune di Carrara, la Provincia di Massa Carrara, il Teatro Animosi di Carrara, l’AMAT, il Comune di Camerino, l’Università di Camerino – ERSU e Armunia Festival della Riviera.
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1999 – La Clizia
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di Niccolò Machiavelli, adattamento e regia Ugo Chiti
Ugo Chiti cura la messinscena e l’adattamento, in una vera e propria riscrittura del testo. Lo spettacolo ha debuttato ad Aprile al Teatro dei Rinnovati di Siena nell’ambito di una collaborazione tra l’Università degli Studi di Siena e la nostra compagnia.
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1998
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In questa stagione sono quattro gli spettacoli firmati da Ugo Chiti:
“Voci”, due monologhi su testi di Ugo Chiti e Claudio Magris.
“Come naufraghi in un mare di città”, due atti unici.
“Bottegai”, tre monologhi.
“A proposito di Spoon River”, ispirato alle opere liriche di E.L.Masters.
Questo spettacolo-evento è stato presentato al Teatro Niccolini “rovesciato” per l’occasione: con gli attori in platea e gli spettatori sul palcoscenico.Si produce inoltre “Il cappello del Papa”, in collaborazione con il regista Maurizio Panici, scritto dal giovane autore romano Pierpaolo Palladino e interpretato da Massimo Wertmuller e Ennio Coltorti.
Il 5 settembre debutta “La Casa dei valzer” di Giordano Raggi al Festival Città Spettacolo di Benevento. La regia dello spettacolo è affidata a Enrico Lamanna, e si aggiungono al cast, oltre agli attori della compagnia, Giuseppe e Micol Pambieri.
Infine la produzione “Viaggiatori”, che è il titolo dello spettacolo con il quale la compagnia si cimenta per la prima volta con una proposta per il “Teatro Ragazzi”. Lo spettacolo – itinerario è ideato, scritto e diretto da Massimo Salvianti: un collage di grandi testi della letteratura per l’infanzia, da Pinocchio al Piccolo Principe.
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1997 – Visita a Kafka
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da “La Metamorfosi” di F. Kafka, adattamento e regia Ugo Chiti
Da quest’anno la compagnia ha finalmente la possibilità di gestire un suo teatro, il “Teatro Comunale Niccolini” di San Casciano in Val di Pesa, e ritorna in qualche modo alle origini, mettendo in scena questo spettacolo in forma itinerante attraverso i luoghi dello stesso: foyer, corridoi, soffitte, graticcia, sottopalco, camerini …
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1996 – Il Vangelo dei buffi
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Inizia così il nuovo progetto denominato “Il popolo fantastico” che vedrà il dispiegarsi (nei prossimi tre anni) di tre spettacoli originali che affonderanno le radici nell’immaginario popolare toscano. Il primo di questi è appunto “Il Vangelo dei buffi”che esordisce, con straordinario successo, nel corso dell’Estate Fiesolana, nella suggestiva cornice dello splendido teatro romano. Chiti, come di consueto, ne cura la regia.Il 30 agosto debutta inoltre al Festival del cinema di Venezia la versione cinematografica di “Allegretto (perbene… ma non troppo)” conla regia di Ugo Chiti e dal titolo di “Albergo Roma”, nel quale sono impegnati molti degli attori della compagnia.
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1995 – Donna de Paradiso
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Questa volta, con l’adattamento di uno degli attori del gruppo, Massimo Salvianti, l’Arca Azzurra si cimenta con alcuni testi sacri del duecento/trecento e questa messinscena comprende ovviamente l’omonimo testo di Jacopone da Todi. Musiche d’epoca eseguite in scena dal gruppo Tactus.
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1994 – Cristo Proibito
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Debutto al Festival del Dramma Sacro di San Miniato ed è uno spettacolo su copione tratto dalla sceneggiatura dell’unico film realizzato da Curzio Malaparte, da Ugo Chiti e Massimo Luconi (quest’ultimo anche regista) con la partecipazione straordinaria accanto alla compagnia di Massimo de Francovich, Claudio Bigagli e Lucilla Morlacchi.
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1993 – Gian Burrasca, un monello in casa Stoppani
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Questo spettacolo viene messo in scena dalla compagnia nell’estate del 1993, per la prima volta guidata da un nuovo regista e drammaturgo, Angelo Savelli, ed in collaborazione con un’altra compagnia fiorentina, “Pupi e Fresedde“. Anche quest’ultimo spettacolo, dopo il debutto al Festival “Luci del Nord” di Madonna di Campiglio, conta numerose repliche in tutta Italia nel corso della stagione.
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1991/92
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La Compagnia allestisce “Paesaggio con figure”, ma solo il primo tempo, sotto forma di mise en espace, partecipando con Chiti al primo Festival Internazionale di Drammaturgia contemporanea “Dionisya”. Con questa “Storia contadina degli anni dieci del nostro secolo”, la Compagnia colloca un nuovo tassello di quella ricerca drammaturgica sulla provincia toscana già affrontata con “Allegretto” e “La provincia di Jimmy”. Lo spettacolo di Chiti andrà in scena nella sua forma compiuta all’inizio della stagione 1993/94.
Durante la stagione la compagnia è impegnata con le repliche di “Emma”, “La provincia di Jimmy” e “Decameron-Variazioni”.
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1990/91 – Emma (il ridicolo della vita)
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Storia fiorentina di inizio secolo, ancora su testo e regia di Ugo Chiti. Lo spettacolo inaugura gli appuntamenti di Asti Teatro 13 ed è presente alla Versiliana e all’Estate Fiesolana.
La stagione invernale, a precedere il debutto di “Emma”, vede la compagnia impegnata nelle repliche di “Provincia di Jimmy” e “Decameron-Variazioni” un po’ in tutta Italia con la presenza, in aprile, al festival del teatro in lingua italiana dell’Istria.
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1989/90 – La provincia di Jimmy
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(Premio IDI 1989). Una storia dei nostri anni cinquanta che dopo 120 repliche in tutta Italia riceve in agosto il premio Taormina Arte – Novità Italiana. Come Ente produttore l’Arca Azzurra riceve inoltre il biglietto d’oro Agis-Minerva 1990 per l’impegno organizzativo e artistico nella messa in scena di testi di autori italiani contemporanei.
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1988/89 – In punta di cuore
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Una riscrittura in linguaggio toscano e una rilettura in commedia della scespiriana tragedia di “Romeo e Giulietta”. Lo spettacolo ha aperto la 41^ edizione dell’Estate Fiesolana. Nel corso della stagione estiva con l’Ente Teatro Romano di Fiesole e i comuni di Certaldo, S. Miniato e Siena la compagnia realizza “Decameron- Variazioni” da tre novelle di Giovanni Boccaccio.
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1987/88 – Allegretto (perbene… ma non troppo)
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Spaccato della provincia toscana alla fine degli anni trenta. Segnalato alla Prima Rassegna Teatro Giovani di Spoleto.
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1986/87 – Equinozio (rituale stagionale)
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Festa spettacolo sullo schema delle antiche feste rinascimentali.
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1984/85 – Carmina Vini
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Doppio spettacolo sui rapporti e l’importanza del vino nella tradizione sacra e profana.
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1983 – Volta la carta… ecco la casa
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Una specie di viaggio all’interno di una casa contadina toscana, spettacolo ripreso poi nel 1986, 1987 e 1988 con la partecipazione negli ultimi due anni alla Rassegna Città Spettacolo di Benevento.
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